lago moro

torrente dezzo

torrente dezzo

torrente dezzo

LAGO MORO

Secondo alcuni l'origine della denominazione \"moro\" e' da ricercare nel colore scuro delle acque, altri sostengono invece che essa derivi dal termine celtico moir, che significa lagozza, lago basso. Il bacino lacustre si trova a 381 m di altitudine, e' di piccole dimensioni (ha una larghezza massima di 320 m e una lunghezza massima di 820 m per una superficie totale di 0,174 km quadrati) e tocca la profondita' di 42,20 m.
Le sue pareti di roccia quarzosa bruno rossastra (verrucano lombardo) sono ripide e scendono immediatamente in profondita' (tale morfologia e' dovuta alla azione erosiva dei ghiacciai che l'hanno formato), favorendo la colorazione piuttosto scura delle acque.
Data la collocazione in una conca con vette di varia altitudine che lo circondano per tutto il suo perimetro, ha acque fredde e durante gli inverni rigidi puo' ghiacciare.

Sulla sua origine le fonti sono discordanti: alcune (per lo piu' la tradizione orale, ma non solo) parlano di una presunta origine vulcanica, ma l'escavazione glaciale pare piu' attendibile.
Non ha ne' emissari ne' immissari: solo alcuni piccoli ruscelli sfociano nel lago che e' alimentato principalmente da sorgenti sublacustri di profondita'.
Per questo motivo il lago e' meromittico, ovvero le acque profonde e quelle superficiali non si mescolano mai. Le acque del lago ospitano diverse specie di pesci, fra cui il pesce persico (Perca fluviatilis), la tinca (Tinca tinca), il cavedano (Squalius squalus), la carpa (Cyprinus carpio) e l'anguilla europea (Anguilla anguilla).
Vi si possono praticare il nuoto, la pesca, escursioni in barca a remi e pedalo'.
Varie sono le leggende sorte intorno al lago. La piu' famosa parla di una culla che nelle notti di luna piena apparirebbe in mezzo alle acque del lago. La leggenda ha molte varianti, che rispecchiano tutte la stessa trama: in un lontano passato il lago non esisteva, al suo posto c'era una vasta radura in cui sorgeva una casa abitata da una donna e dal suo bambino nato da poco. Un giorno un misterioso viandante bussa alla porta della casa chiedendo cibo. La donna lo caccia malamente e il viandante andandosene maledice la casa. Durante la notte un diluvio allaga la radura sommergendo la casa con la donna e il bambino e creando il lago. Da allora ogni notte di luna piena la culla illuminata col bambino compare nelle acque del lago. E' da questi racconti tradizionali che deriva la denominazione dialettale del lago Moro: lac de la cüna (cüna essendo appunto la culla). ") ?>


TORRENTE DEZZO

Qui si incunea in una valle, tra rapidissime rive a strapiombo tipo canyon, costituite da Dolomia grigio-biancastra. A monte della localita' Dezzo di Scalve, le rive sono costituite da fustaie miste tipo abete e larice, con sottobosco di faggio, nocciolo, betulla e fasce di prati pascoli. A valle della suddetta localita' non esiste pressoche' vegetazione in quanto, incanalandosi nel canyon, oltre a sporadici tratti, predomina la nuda roccia. Il fiume subisce molte derivazioni a scopo idroelettrico, principalmente nel comune di Schilpario, a Dezzo di Scalve ed Angolo Terme dove da qui in poi viene canalizzato e fatto passare sotto il comune di Darfo, per poi ritrovarlo per pochi metri prima che confluisca nell'Oglio. Le derivazioni idriche, oltre i tratti immediatamente dopo, non variano comunque sensibilmente la portata, che rimane perenne per tutto l'anno. L'acqua e' molto limpida e abbastanza pulita anche se ci sono i soliti (ma pochi) rifiuti fognari di origine urbana, che comunque non sono in grado di influire sulla popolazione ittica. L'ossigeno disciolto e' abbondante, infatti spesso raggiunge valori prossimi alla saturazione, questo e' possibile grazie alla elevata velocita' dell'acqua e dalla scabrosita' delle rive che permettono un ottimo scambio con l'atmosfera.
La bellezza naturale del torrente, non puo' far dimenticare la tragedia che ha coinvolto e distrutto questi luoghi incantati.
Il disastro del Gleno fu causato dal cedimento strutturale della diga del Gleno il 1 dicembre del 1923. In quel tragico giorno il manufatto crollo', causando un'immane sciagura che sconvolse la Valle di Scalve (colpendo Bueggio, Azzone e alcune centrali elettriche in zona) e la Valle Camonica (colpendo per l'appunto Gorzone, Corna e Darfo).
Attraverso la forra del Dezzo l'enorme massa d'acqua percorse lo stretto alveo montano carica di detriti e fango, portandosi via tutto quello che incontrava sul suo cammino. Il calcolo delle vittime fu stimato sulle 500 unita', mentre il conteggio delle vittime ufficiali si fermo' a 360. ") ?>


LA FORRA DEL DEZZO

Il fiume Dezzo sorge nel Comune di Schilpario e sfocia nel fiume Oglio a Darfo Boario Terme. stese foreste risalgono le strette forre del torrente Dezzo per raggiungere le pendici dei ripidissimi massicci calcarei tra cui spicca il Gruppo della Presolana.
Poco prima di entrare in territorio bresciano la valle si trasforma in una forra stretta e profonda. Questo tratto di circa 400 m e' particolarmente suggestivo in quanto scavato nella roccia viva di una forra, percorsa dall'impetuoso torrente Dezzo e serrata tra due pareti rocciose dalle quali scendono numerose cascate. La forra e' resa particolarmente unica anche grazie alla sua posizione solitaria, che le permette di conservare nel tempo le sue tipicita' ambientali anche grazie all'impossibilita' di raggiungerla a piedi. ") ?>